Esiste una forte relazione tra autismo e alimentazione, originaria di molti disturbi psicofisici, che spesso si manifestano in comportamenti disfunzionali. Il centro riabilitativo Casa “Sebastiano” si è preso cura da sempre di questo aspetto, non solo dal punto di vista ambientale, garantendo un contesto particolarmente personalizzato e dedicato, ma soprattutto per l’analisi individualizzata delle preferenze alimentari e la conseguente realizzazione di piani alimentari specifici e alternativi.
Grazie all’intervento di un esperto nutrizionista di Trento, il dott. Michele Pizzinini medico dietologo, specialista in Scienza dell’alimentazione e in Diabetologia e malattie del ricambio, da anni il centro elabora menù stagionali particolari che vanno incontro alle esigenze di ogni singolo, in collaborazione con la nostra cuoca Emanuela. Parte dei nostri ragazzi con autismo, infatti, assume farmaci, è in sovrappeso, presenta difficoltà senso motorie, taluni sono intolleranti al lattosio o al glutine, oppure presentano disturbi del sonno.
Un’alimentazione curata, equilibrata e controllata ci permette di seguire passo passo l’evoluzione dello stato di salute dei nostri ospiti. Pensiamo al controllo del peso corporeo, della massa grassa, all’impegno motorio: non è solo una questione di calorie!
I disturbi del neurosviluppo in relazione all’alimentazione
Tutto ciò che entra nel nostro corpo ha un valore funzionale, pensiamo ai farmaci, e anche di piacere. Generalmente scegliamo cibi a noi graditi per sapori, colori e profumi. Purtroppo nell’autismo questa componente talvolta è alterata. I ragazzi si comportano in modo strano con il cibo: possono lanciarlo, toccarlo, annusarlo ma non assumerlo.
Molti ragazzi con autismo soffrono di disturbi sensoriali, ovvero percepiscono diversamente, in modo forte o troppo leggero, alcuni stimoli: il caldo, il freddo, il dolce o il salato, il viscido o il ruvido, etc. Se pensiamo agli alimenti comprendiamo che sono costituiti anche da componenti sensoriali che incidono sui nostri gusti. Anche i colori hanno la stessa funzione: nell’autismo sono ricercati alcuni colori ed esclusi altri. Ci sono ragazzi che mangiano solo alimenti “bianchi” o “rossi” e che si rifiutano di assumere cibi colorati diversamente.
Esistono dei test che ci permettono di intercettare queste selettività e realizzare degli interventi specifici per spostare il gusto in altre direzioni e così allenare il ragazzo ad aver confidenza con altri sapori.
Diversi studi hanno dimostrato che il rinforzo è molto importante nella regolazione del comportamento, anche in relazione al cibo. Occorre quindi ragionare sulla funzione esplicativa del messaggio, cioè invitare il ragazzo a scegliere con delle immagini la pietanza che più gradisce, offerta che non deve mai essere troppo ampia!
Anche le porzioni sono importanti. Spesso tendiamo a riempire il piatto, soprattutto se il nostro ragazzo è molto selettivo. Tuttavia è sempre meglio proporre piccole porzioni e chiedere (utilizzando tecniche di Comunicazione Aumentativa Alternativa, CAA), se ne vuole ancora o se invece è sazio.
Questo lo potrebbe aiutare a trovare la sua autoregolazione rispetto alle quantità. Inoltre, uno dei suggerimenti più ricorrenti per conciliare il sonno, contenere la pipì e diminuire le richieste di acqua durante la notte, è quello di evitare i pasti abbondanti, soprattutto la sera.
Ridurre le porzioni, verificando prima che ci sia un adeguato consumo di acqua, offre un ulteriore supporto alla masticazione. Uno dei limiti dell’autismo è proprio il mancato o scarso sviluppo del linguaggio verbale: questo comporta un limitato utilizzo della masticazione e della deglutizione per riduzione del tono muscolare (ipotonia muscolare) delle guance e del volto.
Farmaci e alimentazione: Il giusto peso?
Molte persone con autismo assumono farmaci importanti, quali quelli per l’epilessia, condizione patologica spesso presente. Tra gli effetti collaterali possiamo incontrare l’aumento del peso corporeo, l’inibizione all’attivazione e l’iperattività (agitazione motoria) con scarsa o troppa propensione al movimento. In questi casi l’alimentazione è decisiva: con un’adeguata attività motoria si possono evitare cadute energetiche e migliorare il peso corporeo, ricordando che è la costanza che aiuta a portare risultati importanti.
Non è escluso però che alcuni ragazzi soffrano anche di altri disturbi, come il diabete o la dislipidemia (grassi nel sangue), l’epilessia, le malattie agli occhi, etc. Ne consegue un aumento significativo dei farmaci e, di conseguenza, delle precauzioni alimentari da considerare.
Autoregolazione e autismo
Imparare ad alimentarsi in maniera corretta è indicato fin dall’infanzia. I genitori hanno un ruolo preponderante in questo ambito. Tuttavia sappiamo che ognuno di noi caratterizza la propria alimentazione in relazione a gusti precisi, ma anche allo stato di salute, all’energia, alla crescita. Nell’autismo questa sfera è sempre un po’ in subbuglio per svariate ragioni: non sempre l’intestino funziona in maniera regolare, tante persone con autismo hanno gusti e sapori molto selettivi e l’assunzione di farmaci non aiuta nel tenere a bada la fame, con relativo sovrappeso o inappetenza. Per queste e tante altre ragioni possiamo notare comportamenti problematici nei confronti del cibo, che si manifestano anche nei luoghi pubblici, come mense o ristoranti. Anticipare le informazioni, i menù, o quello che potrebbe accadere durante il pasto (dentro o fuori casa), aiuta il nostro ragazzo a regolare meglio il proprio comportamento (uso della CAA).
Saper regolare bene il proprio comportamento in relazione al cibo è uno degli obiettivi importanti da perseguire nell’infanzia e adolescenza. Invitiamo le famiglie a confrontarsi con gli esperti per calibrare l’alimentazione, tenendo conto che il cibo è un potente rinforzante del comportamento.
* Autore dei pittogrammi: Sergio Palao. Origine: ARASAAC (http://www.arasaac.org). Licenza: CC (BY-NC-SA). Proprietario: Governo di Aragona (Spagna).